Agitator – The Cinema of Takashi Miike


AgitatorSe i cattolici hanno la Bibbia e i musulmani il Corano, il testo sacro dei miikiani non può che essere Agitator di Tom Mes. Il primo, e ad oggi più completo trattato sul regista giapponese, scritto da uno dei fondatori del glorioso sito Midnight Eye, da sempre uno dei siti di punta riguardanti il cinema giapponese. Il tomo è uscito nell’ormai lontano 2003 per la Fab Press, una casa editrice britannica che ha pubblicato tante altre prelibatezze cartaceo-cinematografiche, e per forza di cose non sono presenti gli ultimi lavori del regista come Gozu, Izo o Yokai Daisenso. Ma durante l’attesa per un eventuale Agitator parte seconda, non c’è niente di meglio che affrontare la lettura (in inglese) di questo delizioso volume, diviso in otto sezioni, più introduzione e una lista dei titoli reperibili sul mercato home video. Il primo capitolo, “The Dirt Bike Kid”, è una breve biografia del regista, ma è col secondo “Themes in the Work of Takashi Miike” che le cose cominciano a farsi veramente interessanti: l’individuazione delle tematiche miikiane, in maniera schematica, aiuta non poco a comprendere il cinema del regista (e come si potrà notare, l’esposizione delle tematiche in dinaMiike è ampiamente basata su questa suddivisione). Un capitolo fondamentale, senza se e senza ma. Nei successivi due capitoli “The Video Years (films 1991-1995)” e “The Outlaw Director (films 1995-2002)”, vengono presi in esame i lavori del regista, uno ad uno, e viene dato maggiore spazio e rilievo a quelli del secondo periodo (che è anche il più interessante), da Shinjuku Triad Society in poi. In “Stray Dog” c’è una breve panoramica sulle collaborazioni extra-registiche di Miike, quindi l’interessantissimo diario di produzione di Ichi the Killer, ed infine una delle più esaurienti interviste mai realizzate al regista. Chiude il volume una dettagliata filmografia, che arriva fino a Deadly Outlaw: Rekka. Il volume è corredato da numerose fotografie, sia in b/n che a colori, davvero interessanti. Che dire, se siete fan del regista e conoscete l’inglese, questo volume vi manderà in brodo di giuggiole.