Yakuza Deka

Voto dell'autore: 3/5
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Yakuza Deka è il primo film di una tetralogia dedicata alle avventure del poliziotto infiltrato Hayata, personaggio importante nella cinematografia di Chiba. Infatti è qui che vengono tracciate le basi per quello che sarà il suo alter ego simbolo: Takuma “Terry” Tsurugi.
Yakuza Deka e il suo sequel Yakuza Deka: Assassin sono stati realizzati back to back per ammortizzare i costi, utilizzando lo stesso cast anche se in ruoli differenti, e tenendo come punto di partenza le pellicole avventurose spionistiche della Nikkatsu.
Nessuna sorpresa quindi se le scene di lotta per il quale Chiba è noto non sono presenti, d’altronde l’ondata di kung fu movie spinta dal successo mondiale di Bruce Lee (cavalcata da Chiba stesso) sarebbe arrivata solo qualche anno dopo.
La fine degli anni sessanta rappresenta per Sonny Chiba un momento di grande creatività e successo. Completata la serie Key Hunter (una specie di Mission Impossible), e dopo la creazione del Japan Action Club (scuola di stuntman, che rivoluzionerà il modo di concepire le scene d’azione), Chiba si dedica anima e corpo al cinema.
Il primo progetto è questo Yakuza Deka, imitazione del modello “Bondiano” unito alle stravaganze dei Nikkatsu Action. Il plot preso di forza dagli Yakuza eiga tanto in voga in quel periodo, crea una base di partenza sul quale costruire un solido film d’intrattenimento spettacolare sul modello americano.

Hayata sotto copertura ha il compito di sgominare la solita associazione mafiosa sostenuta da fondi stranieri. Una volta infiltrato in una banda locale, iniziano le sue avventure ai confini con la legalità, e in contemporanea le indagini atte a smantellarne la struttura.
L’attenzione del regista non si concentra sullo svolgimento delle indagini, (risolte tra l’altro in modo spiccio), ma sull’amicizia tra Hayata e il gangster Tetsuji Asai. Entrambi nati in quartieri della periferia durante l’occupazione americana post seconda guerra mondiale, dove l’unica scelta sembra essere arruolarsi nella polizia o sopravvivere di espedienti al soldo della yakuza.

Quest’affinità, resa in modo palpabile, eleva il film un gradino sopra la media dei prodotti di questo genere, esplodendo in tutta la sua potenza nel tragico finale.
Trattandosi di un film action, tutto ciò passa quasi inosservato, in favore delle numerose scene d’azione che s’ispirano ai film sopra menzionati, compreso l’abbigliamento glamour di Sonny Chiba, per nulla inferiore a quello del grande James Bond. Va detto che il film non si prende mai sul serio, infatti non mancano siparietti comici, (giusto per spezzare il ritmo serrato), affidati ad un poliziotto sotto copertura fedele spalla di Hayata. Una specie di “caddy” sempre pronto a passare la mazza giusta al proprio golfista. Troppo poco però, se prendiamo come paragone i vari The Street Fighter e compagnia bella. Per vedere la formula completa bisognerà aspettare ancora qualche anno. Noda Yukio (il regista) oltre al sequel Yakuza Deka: Assassin, lavorerà con Chiba nella trasposizione live del manga di successo Golgo 13 (1977), – con risultati non del tutto soddisfacenti – e in Soul of Chiba (1974) spacciato anche come film bruceploitation col titolo The Soul of Bruce Lee. La sua opera più famosa ad oggi rimane comunque Zero Woman: Red Handcuffs (1974) duro e puro exploitation anni settanta.