The Eye 3 – Infinity

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The Eye - InfinityCi si avvicina timorosi di esserci persi qualche anno di storia e 8 capitoli di una saga (il titolo originale è The Eye 10) e si termina la visione con un sottile piacere puerile suscitato dall’intero progetto. Perchè questa volta i due fratelli si sono superati. Non solo hanno prodotto il sequel (il terzo effettivo o il decimo nominale che dir si voglia) del proprio film ma al contempo si sono lanciati nella parodia dello stesso. The Eye uscì in sala anche da noi con un discreto successo di pubblico nonostante fosse gravato da una storia poco personale e derivativa e si trascinasse alle spalle il pesante fardello di essere uno dei tanti prodotti del new horror giunti dopo Ring. Stessa cosa per il sequel, The Eye 2, uscito timidamente nelle sale italiote accompagnato dalle solite frasi di lancio sguaiate e deliranti; questa volta i due fratelli avevano alzato il tiro, il film era decisamente più personale e si inseriva, anzichè in coda tra i prodotti derivativi di un genere, parallelamente tra gli esemplari più interessanti fasciando il film di una sottotrama umana melodrammatica che accompagnava il sottotesto horror. Che fare dopo questi due capitoli? Un terzo sarebbe stato troppo e sarebbe risultato ridicolo (ma ci cascheranno nel 2010). Benissimo, allora perchè non fare una parodia dichiarata? E così ecco arrivare The Eye 10, diretta parodia horror autoreferenziale, divertente ma al contempo spaventosa quasi come i due predecessori. Il “10” del titolo sta per  le dieci vie per vedere i fantasmi. Le prime due sono state mostrate nei due precedenti capitoli della saga, le altre otto verranno sistematicamente tentate una dopo l’altra da un gruppetto di cinque ragazzini annoiati che intendono passare una notte diversa dal solito. Ma quando si inizia il rito, non si può più interrompere. Questo è il pretesto per una non storia, per un susseguirsi di decine di continue, frammentarie brevi e lunghe favole dell’orrore, leggende metropolitane da raccontare intorno al fuoco (è così che inizia il film “le vostre sono storie di seconda mano, lasciate che ve ne racconti una accadutami davvero!”). Il risultato è un ibrido, un film horror ma molto più ovattato ed effettato, diciamo per un target più giovane. Non si ride nè ci si spaventa mai in modo eccessivo e quando la comicità inizia ad arrampicarsi lungo le vette più idiote ecco che la sequenza viene virata nel surreale (come lo scontro di breakdance tra due ragazzi contro un posseduto). L’effetto paura è comunque ben gestito ed elementi comuni e appartenenti al quotidiano (un ombrello, un pallone da basket) in mano ai Pang Brothers diventano portatori sani di paura. Tutto il film viene inoltre poggiato sulle spalle di un gruppetto agguerrito di giovani divi e il risultato finale funziona con una menzione di merito per la nuova arrivata (che in questo film che sembra basato su di lei trova conferma delle proprie capacità recitative), l’hongkonghese Isabella Leong, fresca dell’album musicale di esordio e la thailandese Bongkoj Khogmalai, già vista in Bang Rajan, donna di una bellezza lancinante.