Ski Jumping Pairs – Road to Torino

Voto dell'autore: 3/5

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Sky Jumping PairsSki Jumping Pairs è stato, assieme a Linda Linda Linda, una ventata di freschezza nel programma piuttosto ingessato e arroccato sulla tendenza dell’edizione 2006 del Far East Film Festival. Il film è un gioco spassoso e divertente, a tratti genuinamente demenziale senza cadere mai nell’idiozia più totale e completa e, cosa ancora più importante, nella volgarità più vieta.

Ad ogni modo, la storia è quella di una coppia di gemelli e di un padre ricercatore idealista e scombiccherato, che non molla mai. I tre vorrebbero promuovere una nuova disciplina olimpica, il salto con gli sci dal trampolino, disciplina esistente e nota, ma vorrebbero farlo diventare uno sport a coppie, contravvenendo a tutte le leggi della fisica. Siamo nell’aprile del 2006 e l’Italia e il Giappone hanno appena concluso il capitolo Olimpiadi Torino 2006; l’inserimento del film nel programma non è stato del tutto casuale, altrimenti l’operazione perderebbe un po’ del suo significato. Il film di Kobayashi Masaki, che dirige le sequenze dal vero, e Mashima Richiro, ripercorre la strada dell’invenzione della nuova e rivoluzionaria pratica sportiva dalle sue origini alla sua applicazione, come un vero documentario, con tanto di spezzoni di cinegiornali, narratori, filmini amatoriali. Personalmente ho trovato spassosissima la parte dei numerosi esperimenti e tentativi fatti per dare dignità nel mondo accademico e sportivo al salto di coppia da parte del Professor Harada aiutato dai due figli, che provano direttamente le invenzioni geniali e folli del padre a rischio della loro stessa vita. Le evoluzioni -ricreate con la computer graphic- delle coppie che si affrontano in gara e i contributi dei vari campioni, ovviamente inventati, sono certo esteticamente quanto di meglio si possa chiedere e rendono il lungometraggio molto simile a un videogame di cattiva qualità, ma rispondono a una logica basilare e finiscono per risultare quello che sono, una serie di gag, dalla comicità facile, ma alla cui provocazione, questa sì autentica, non si riesce a fare a meno di aderire. Quando Harada prova a mettere in pratica con i topi, o chiede al suo funerale che la sua bara venga lanciata dal trampolino, si ride e il meccanismo funziona.

Dietro l’evidente facciata c’è però nascosto dell’altro, e questo forse non è fittizio o rifatto in 3D: la passione e l’entusiasmo, la caparbietà che da sempre hanno portato gli esseri umani a creare e a progredire. Crederci, a qualsiasi costo, è l’unico e solo ingrediente che se manca non può essere ricreato in laboratorio. Che poi il tutto possa diventare follia, beh questo ci interessa di meno, o meglio, ci interessa se ci diverte anche. Inutile metterci a disquisire, non dobbiamo pensare, basta che ci lasciamo trasportare. Insomma tentativo pieno di idiozia, in senso positivo, di mescolare invenzione e realtà in un mondo in cui queste due dimensioni sono spesso talmente collegate da risultare difficilmente scindibili.