Campane a Morto per la Vendetta di Chang Fu

Voto dell'autore: 4/5
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Esistono film spartiacque, film in grado di ridisegnare un genere, vuoi per il linguaggio filmico usato, o più semplicemente capaci di “intuire” un nuovo punto di vista, nel wuxia questi film sono indubbiamente: Golden Swallow (1968), Come Drink with Me (1966) e One Armed Swordsman (1967), una manciata di film rivoluzionari, padri di tanti figli, uno dei quali è proprio questo The Bells of Death.
Va detto subito, questa pellicola oltre ad essere influenzata dai classici chanbara (cappa e spada giapponesi), subisce anche l’ascendente dei nostri spaghetti-western. La descrizione “sopra le righe” dei villain, l’eroe solitario in cerca di vendetta, le musiche tipiche “alla Morricone”, senza contare che la storia è palesemente influenzata da un western di qualche anno precedente, Nevada Smith (1966), di Henry Hathaway con il grande Steve McQueen. Inutile dire che seppur i due film in questione abbiano in comune la trama, lo sviluppo e il messaggio che se ne può ricavare è diametralmente opposto. Tutto questo contribuisce alla riuscita di un film di genere ben al disopra della media, senza pretese, e proprio per questo godibilissimo.

Tre esperti in arti marziali: un tizio pelato con un’ascia bipenne di 2 metri (un immenso Ku Feng), un ciccione esperto in spade da lancio (interpretato dal grande Wu Ma) e un terzo formidabile con l’arco, uccidono la famiglia del nostro eroe, mentre il poverino è nel bosco a raccogliere legna, e non contenti gli rapiscono anche la sorella. Pervaso da un’ira incontrollabile, il giovane Wei Fu (Chang Yi) decide di farsi giustizia da solo, così, dopo aver imparato l’uso della spada da un gran maestro, inizierà la ricerca dei tre, che si consumerà nella più classica delle tragedie, anche se il finale non è così negativo come ci ha abituato Chang Cheh. I combattimenti (il cui coreografo non viene segnalato da nessuna parte) sono di grande impatto visivo, veloci, fantasiosi, sanguinolenti, in alcuni casi più di quelli di Chang Cheh, ogni fendente o affondo che arriva a destinazione decapita, trapassa o amputa, il tutto in un’orgia d’emoglobina! Il momenti topici del film ovviamente, sono gli scontri con i tre banditi: Il primo, Yang Zhang (Ku Feng) maestro nell’ascia bipenne è affrontato in un canneto, lo scontro è violento, il nostro eroe vince grazie ad una trovata, che poi verrà riutilizzata in altri film (gli scontri nei canneti di Moon Warriors (1992), ultimo film interpretato da Chang Yi stesso, o La Foresta dei Pugnali Volanti (2004) ne sono un esempio). Il secondo, Yuanke (Wu Ma) spadaccino abilissimo, accetta il duello in un tempio, i due si sfideranno a combattere con una candela sulla spada, farla spegnere significherebbe la morte per uno dei contendenti, scena clou del film, risolta con un’eleganza formale degna dei migliori registi: vediamo le candele rimbalzare nel vuoto, mentre il suono delle spade che cozzano si fa sempre più frenetico, un urlo rompe la tempesta d’acciaio, vediamo cadere a terra una candela tagliata a metà, subito dopo vengono inquadrati in successione Wei Fu lordo di sangue, e Yuanke barcollante, con un taglio verticale che parte dall’inguine fino alla testa, l’uomo stramazza in terra una pozza di sangue. Ed infine il gran capo, circondato da tutta la sua milizia, tenderà un’imboscata a Wei Fu, dando origine ad una contesa finale, che sfocerà in un bagno di sangue.

Il regista Yueh Feng (1910 – 1999), è stato un regista prolifico, si contano più di novanta filmin oltre quarant’annidi carriera, un solido mestierante, come ne abbiamo avuti tanti anche noi, ancorato a valori classici, si è sempre adoperato affinché questa sua visione trasparisse nei suoi film. Ritirato a vita privata nel 1974, ricevette nel 1993 il Golden Horse Memorial Award. Buona la prova degli attori, Chang Yi (il protagonista) è uno dei tanti attori degli Shaw Studio’s, prolifico nel genere, esordisce in un wuxiapian come protagonista nel 1967 in The Thundering Sword (aveva già partecipato a Pink Tears, un dramma del 1965), lavorerà con i migliori registi, senza mai (purtroppo per lui) raggiungere il successo di suoi colleghi, forse meno dotati. Ku Feng e Wu Manon hanno bisogno di presentazioni, comprimari di classe, danno hai film al quale collaborano quel tocco in più, tra tutti e due hanno preso parte a più di 450 film, per non parlare delle 40 regie di Wu Ma. La prima donna della pellicola è Ching Ping, brava e bella, protagonista di solo 22 film, ma ancora oggi venerata da orde di fan.

Piccola curiosità: Campane a Morto per la Vendetta di Chang Fu è il più vecchio film di arti marziali uscito in Italia negli anni ‘70. Non un capolavoro, ma tremendamente divertente, merita un posto d’onore tra i classici: dategli una possibilità, non ve ne pentirete.