Jin Yaqin – Gong Zhe


Jin Yaqin-Gong Zhe

Attrici.

Un’esordiente e una veterana del teatro, per la prima volta sullo schermo, sessanta anni di differenza anagrafica, un duo di attrici unite in uno straordinario rapporto lavorativo e umano sul set di You and Me, film della regista Ma Liwen. Le due attrici, in una lunga e informale intervista ci raccontano la loro storia professionale, il loro passato, il loro rapporto e tanti scampoli di storia del cinema cinese, passato e presente. Per questo ruolo, l’anziana Jin Yaqin ha vinto il premio come migliore attrice ai Golden Rooster Awards, il rinomato festival cinematografico cinese, e al Tokyo Film Festival. Intervista raccolta durante l’8° Far East Film Festival di Udine.

Asian Feast (a Gong Zhe): Nel film viene mostrato un rapporto molto complesso e delicato. Che tecniche recitative ha utilizzato per riuscire a suscitare tali emozioni nel pubblico, vista anche la  sua poca esperienza nel campo?

Gong Zhe: Ovviamente essendo alla prima esperienza ero molto agitata e preoccupata però sia la regista che l’attrice mi hanno aiutata moltissimo, anche perchè lei (indica la collega più anziana)  aveva una grossa esperienza alle spalle. Innanzi tutto mi ha aiutata a rilassarmi e a capire che dovevo fare finta che non ci fosse nessuno intorno a noi, che fossimo solo noi due e mi ha aiutata ad entrare nella personalità del personaggio. Ovviamente abbiamo fatto molte prove, ci siamo anche isolate in una stanza per provare da sole. Comunque, sia la regista che l’attrice sono state molto incoraggianti e mi hanno aiutata molto a superare lo stress del set.

AF: Lei ha fatto studi di recitazione?

GZ: No, ho fatto solo studi di fotografia.

AF: (a Jin Yaqin) Lei invece che tecniche recitative usa per trasmettere un personaggio del genere, così complesso, senza molte parole, con un tocco così immediato, utilizzando la sua lunga esperienza?

JY: Inizialmente ho avuto difficoltà ad immedesimarmi in questo personaggio, per il fatto che ho un carattere molto aperto, espansivo, cordiale, sono molto vivace, aperta e socievole, l’esatto contrario del personaggio che dovevo interpretare che è invece molto duro, abituato a vivere da solo, che ha avuto una vita complicata che l’ha reso quello che è. Ha un livello di cultura abbastanza alto e ha difficoltà a rapportarsi alle persone di ceto più basso che la circondano, ha avuto una vita interessante; andava a cavallo, ha partecipato alla guerra di liberazione come soldato, è una che fumava l’oppio quando era giovane, ha avuto una vita molto avventurosa, poi dopo la rivoluzione del ’49 ha fatto il medico e si è sposata. Ma il marito è morto due giorni dopo il matrimonio. Lavorava in ospedale e con i risparmi ha comprato la casa dove però è vissuta da sola e così si è caratterialmente indurita nel tempo. Per questo motivo quindi ha dei  problemi a rapportarsi col prossimo. All’inizio ho avuto molte difficoltà a entrare nel personaggio, per un mese non riuscivo a penetrarlo, poi pian piano la regista mi ha aiutata a capire la complessità della “nonna” perchè essa da una parte viene da un certo background sociale per il quale fatica a rapportarsi alla persone che la circondano nella situazione in cui è adesso, ma dall’altra non ha più soldi e non ha più nessuno che si occupa di lei oltre ad avere un forte bisogno di denaro. Così è diventata dura nei rapporti e cerca di capitalizzare la presenza della ragazza. Entrambe non hanno soldi, però lei è anziana e non li ha perchè è rimata da sola e deve affidarsi alle cure dei vicini perchè non è in grado di fare tutto da sola e l’altra non ha soldi perchè è studentessa e quindi all’inizio le contraddizioni sul piano economico sono forti tra di loro e lei cerca di sfruttare la situazione.
Non ho dormito per un mese perchè continuavo a pensare al personaggio e non riuscivo a capirlo, poi arrivavo sul set e mi addormentavo perchè non avevo dormito la notte precedente. Conosco 40 donne di questa età ma nessuna possiede il carattere del personaggio quindi non avevo nessuno a cui ispirarmi, ma la regista continuava a dirmi “no, ma non hai capito, devi interpretarlo in un altro modo!”
Non riuscivo a venirne fuori, poi mi sono rivolta a mio marito (attore con 40 titoli alle spalle). Io lavoro da 60 anni come attrice teatrale, non avevo esperienza nel cinema e non trovavo qualcuno a cui ispirarmi. Infine mio marito mi ha fatto capire che mi stavo sbagliando, che la regista aveva già in mente un personaggio e che dovevo fidarmi e abbandonarmi alle direttive della regista. Piano piano mi sono lasciata andare e ho familiarizzato col personaggio finché non l’ho compreso del tutto. La chiave di volta è stata la scena in cui la ragazza torna dopo qualche giorno d’assenza dopo avere litigato con il ragazzo e io le chiedo “dove sei stata?” e lei risponde di essere tornata e fugge in camera sua; io mi metto a piangere perchè non comprendo come avesse potuto non avermi mai pensato e non essersi preoccupata per me. Io in quel momento ho pianto davvero perchè evidentemente mi ero davvero immedesimata nel personaggio.

AF: Come è stata scoperta dalla regista del film e si aspettava il premio come migliore attrice ai Golden Rooster Awards?

JY: La regista aveva fatto i provini a 70 attrici prima di trovare me, poi mi ha scelta perchè la storia del film riflette la sua vera storia; lei ha vissuto un’esperienza simile con la proprio padrona di casa, quindi la regista è lei (indica Gong Zhe) e io somiglio fisicamente alla padrona di casa della regista e quello che più avevo in comune con la donna era il tono di voce. Non avevo la più pallida idea di vincere il premio, ho fatto 60 anni di teatro ma non avevo esperienza di cinema a parte una comparsa in un piccolo film e come attrice teatrale non avevo mai vinto un premio, il massimo riconoscimento finora erano stati gli applausi del pubblico.

AF (a Gong Zhe): Il film è stato girato in un anno intero mostrando cambi di stagione e il naturale scorrere del tempo. Questo fatto ha monopolizzato la vostra vita o come siete riuscite a fare combaciare le riprese con il flusso naturale della vostra vita sociale?

GZ: Sono riuscita a limitare i danni che il film poteva avere sulla mia vita per il fatto che abbiamo girato nelle tre stagioni, primavera, autunno ed estate, durante le vacanze scolastiche mentre nel periodo invernale è stato più complicato perchè capitava in tempo di esami e spesso dovevo andare in università il mattino a sostenere esami e il pomeriggio a recitare; però  sono riuscita comunque a seguire ritmi di vita abbastanza normali.

AF: Cosa pensate della situazione odierna del cinema cinese contemporaneo che sta avendo un’evoluzione incredibile, molto varia, tra prodotti mainstream pregni di influenze esterne e film molto più cinesi e “locali”.

JY: Il cinema cinese ha fatto passi da gigante. Io ho visto il cinema da muto passare a sonoro, era ancora in bianco e nero poi sono arrivati i film americani di Hollywood, colorati e musicali, che hanno invaso tutto perchè il nostro che era molto artigianale non ha retto il confronto e si è fermato. Negli ultimi anni il discorso è cambiato; mi rendo conto che ci sono molti film cinesi che possono rivaleggiare con i film stranieri sul mercato internazionale in quanto a storia, tecnica, mezzi. [dal dialogo però lascia intendere che non va molto al cinema. N.d.R.]

AF (ad entrambe): C’è qualche attrice del passato cinese a cui siete particolarmente vicine, che vi ha ispirato e qualche film a cui siete particolarmente legate?

JY: Uno dei film che più mi ha lasciato emozioni dentro è Shizi Jietou (Crossroad)  con Zhao Dan e Bai Yang,  una pietra miliare del cinema cinese.

GZ: A me è piaciuto molo Lanterne Rosse e amo come attori  Gong Li e Jiang Wen.

AF: Siete di due generazioni assai diverse, nel film come nella vita. Che rapporto si è instaurato sul set e come vi rapportavate, in modo informale, con rispetto (la giovane attrice anche durante l’intervista continua a rivolgersi alla veterana appellandola “nonna”)?

JY: Lei è stata scelta tra 100 attrici perchè la regista voleva una ragazza che le  ricordasse sé stessa quando era più giovane; è una ragazza molto semplice e seria. Dopo la scena di cui ho già parlato, quando ho pianto davvero, in realtà si vede nel film lei che mi abbraccia e mi dice “non ti lascio, non ti lascio”. Questo non era nella sceneggiatura, è successo davvero, come a volermi consolare per le vere lacrime. Abbiamo avuto un rapporto ottimo durante le riprese che continua ancora oggi.
Foto di Marco Tregambi: